Far, far away
Tales from the landscape
ATAL Public Program Takeover at
ITALY: a New Collective Landscape - ADI Design Museum, Milano
Se è vero che ogni narrazione si basa su una qualche distanza nel tempo e
nello spazio, abbracciando una dimensione altra rispetto a quella in cui si è, la città diventa il luogo privilegiato da cui raccontare il non urbano.
Attraverso questa dinamica narrativa, il paesaggio sembra diventare lo specchio delle
aspettative e dei sogni a cui la città non è capace di rispondere: la distanza fisica diventa emotiva.
Far, far away interroga diverse voci sul significato della distanza come presupposto della narrazione stessa, indagandone la dimensione fiabesca e onirica attraverso vari media.
Program:
10/05
Davide Rapp
17/05
Sali e Tabacchi Journal
31/05
Ferdinando Amato/
Emidio di Treviri
06/06
Gianmarco Porru
12/06
Giovanni Attili
19/06
Captcha Architecture
05/07
Matilde Cassani
12/07
Gilda Manfrin
Davide Rapp
10/05/23 18:30
Le cascate di Monte Gelato si trovano a 50 km
da Roma, nel Parco Regionale Valle del Treja, tra i
comuni di Calcata (VT) e Mazzano Romano (RM). A Monte Gelato, il corso del fiume sfocia in una stretta valle ricca di vegetazione dove convivono i resti di una villa romana del I secolo a.C. e di un mulino ad acqua del XIX secolo.
Dagli anni Cinquanta a oggi, le Cascate hanno fatto da sfondo a centinaia di produzioni cinematografiche: Roberto Rossellini fu
il primo a utilizzarle in “Francesco Giullare di Dio” (1950), qualche anno dopo Orson Welles le scelse per il suo “Don Chisciotte” e Franco Zeffirelli vi girò una parte di “Storia di una Capinera” (1994), unico set non siciliano. In oltre 70 anni di storia del cinema sono stati prodotti film d’autore e di genere, dai peplum (“Ercole al centro della terra”, Mario Bava, 1961) agli spaghetti-western (“Lo chiamavano Trinità”, Enzo Barboni, 1970), dalla commedia (“Per Grazia Ricevuta”, Nino Manfredi, 1971) al thriller (“I corpi presentano tracce di violenza carnale”, Sergio Martino, 1973), dal dramma (“Io la conoscevo bene”, Antonio Pietrangeli, 1965) al film di guerra (“Quel maledetto treno blindato”, Enzo G. Castellari, 1978),
dalla fantascienza (“Star Crash 2”, Bitto Albertini, 1981) all’erotismo (“Cicciolina Amore Mio”, Amasi Damiani & Bruno Mattei, 1979).
Un paesaggio cinematografico che si trova in ogni tempo e luogo,
dall’Attica al Texas, dai Caraibi alla Francia occupata dai nazisti. MONTEGELATO è un film di montaggio in VR, il primo del suo genere. Centinaia di sequenze cinematografiche compongono un collage tridimensionale delle cascate così come sono state
girate in oltre 180 produzioni tra film, serie televisive
e spot pubblicitari. Suoni e immagini si espandono in un paesaggio immersivo: qui Eva coglie il frutto proibito (“Adamo ed Eva - La prima storia d’amore”, Doria & Russo, 1983), qui è custodita la mitica spada Excalibur (“Superfantozzi”, Parenti, 1986), qui il capo indiano Mano Gialla ha il suo villaggio (“Buffalo Bill - Eroe del Far West”, 1964). Storia del cinema e storia dell’umanità convivono in un inedito tableau vivant.
Il film è stato presentato in concorso nella sezione Venice VR Expanded della 78a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica Biennale di Venezia 2021.
Davide Rapp (Verbania, Italia, 1980). Architetto di formazione e dottore di ricerca in Design degli Interni, nel 2014 ha partecipato alla 14a Mostra Internazionale di Architettura - Fundamentals (Biennale di Venezia) con “Elements”, un film di montaggio di 32 minuti che descrive gli elementi fondamentali dell’architettura attraverso una sequenza di oltre 500 filmati. I suoi film di montaggio e i suoi video-saggi sono stati proiettati in musei e festival internazionali. Il Milano FilmFestival ha ospitato la sua prima retrospettiva nel 2016 e le riviste Cahiers du Cinéma e Sight & Sound hanno inserito i suoi montaggi tra i più interessanti video-saggi online. È fondatore e direttore creativo dell’agenzia creativa milanese “-orama”.
Sali e Tabacchi Journal
17/05/23 18:30
Sali e Tabacchi Journal è una rivista che produce contenuti originali e celebra l'Italia e l'editoria su carta. Ogni numero offre una varietà di contenuti sperimentali, tra cui profili di leader culturali italiani di fama internazionale, poesia visiva, saggi accademici e ricette.
Con un'attenzione particolare alla qualità piuttosto che alla quantità, privilegiando lo slow journalism e uno stile fotografico piuttosto romantico rispetto al fotogiornalismo classico, ogni numero è curato come una forma d'arte. Portato in vita e fatto crescere dalla giovane e acclamata editor Elisa Carassai e dall'art director Leonardo Pellegrino, in ogni numero i lettori troveranno una narrazione non convenzionale e scopriranno perle segrete del paesaggio e dell'artigianato italiano.
Collaborando con alcuni dei più influenti fotografi contemporanei della scena internazionale per documentare i diversi protagonisti del Paese, Sali & Tabacchi Journal mette al centro della scena le tradizionali aspettative su cosa e chi sono realmente gli italiani e offre al pubblico uno sguardo su ciò che si nasconde dietro le porte chiuse. In passato sono stati intervistati gli stilisti Andrea Trimarchi e Simone Farresin di Formafantasma, la cantante Caterina Caselli, lo stilista Romeo Gigli, il famoso chef Filippo La Mantia e il professore di cinema Antonio Monda.
Sali e Tabacchi Journal is an annual publication that explores the relationship between the creative arts and Italy’s unknown rituals, habits and traditions. The magazine was founded by journalist and content strategist Elisa Carassai and art director Leonardo Pellegrino.
Ferdinando Amato/
Emidio di Treviri
31/05/23 18:30
Lungo la dorsale appenninica dell’Italia centrale
colpita dal sisma del 2016/2017 esistono ancora le
proprietà collettive conosciute nelle Marche come
“comunanze Agrarie” e sopravvissute, dentro e tutto
attorno al perimetro del Parco Nazionale dei Sibillini.
Per secoli queste istituzioni hanno rappresentato
un argine contro la povertà e la fame e fronteggiare
le difficoltà della vita in zone impervie.
E’ a partire
dalla testimonianza delle donne e degli uomini che abitano quei territori che hanno fatto dell’isolamento montanaro la propria forza che “Le Terre di Tutti” ripercorre la storia recente delle comunanze ponendo significativi interrogativi sul presente e sulla sfida legata alla conservazione del territorio per le
generazioni future.
Il gruppo di ricerca sul post-sisma dell’Appennino Centrale Emidio di Treviri è composto da ricercatori, professioniste e attiviste riunitesi a partire da una call to action diffusa durante le scosse del 2016-2017. E’ autore di numerosi saggi scientifici, mostre, documentari e monografie, quali Sulle tracce dell’Appennino che cambia (BeneComune, 2020), Sul Fronte del Sisma (DeriveApprodi, 2018). Ha organizzato numerose campagne informative, assemblee pubbliche, summerschool, convegni, seminari e progetti per sostenere il diritto a decidere nel cratere dell’appennino. L’impostazione place-based perseguita a livello analitico contribuisce anche nell’obiettivo di attivare percorsi di sviluppo strettamente connessi alla comunità locale di
GianMarco Porru
06/06/23 18:30
Note su un luogo immaginato è una lecture performance che accoglie l’invito di ATAL a riflettere sull’idea di far far away. La narrazione ha come punto di partenza la Sardegna
sulla quale si avvia una rilettura della cultura materiale, intesa come il risultato di un processo che attraversa stratificazioni estetiche e simboliche, con un focus in ambito
archeologico, architettonico e etnografico.
Il lavoro mira a riposizionare e fabulare narrazioni mitologiche note e inedite in possibili territori d’origine nel tentativo di espandere l’area mediterranea e ricalibrare così la struttura
egemonica.
GianMarco Porru (Italia, 1989), è un artista visivo di base a Milano. Lavora con diversi media, tra cui la performance, il video e la fotografia. La sua ricerca artistica è legata alle narrazioni culturali, in particolare al racconto orale in comunità specifiche. Nella sua più recente ricerca guarda alla Sardegna come territorio speculativo per attivare e espandere una rilettura dell’idea di autentico, di arcaico e puro inteso come fenomeno problematico di rappresentazione dei patrimoni culturali. I suoi lavori sono stati esposti in diverse fondazioni, musei e festival come Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene; MilanoOltre festival, Milano; museo MAGA*Gallarate; Museo Nivola, Orani; Pav, Torino; Museo del 900, Milano; Museo Man, Nuoro; Teatro San Martin, Buenos Aires, Photo- Vogue festival, Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa; Mao, Torino.
Giovanni Attili
12/06/23 18:30
La storia di Civita di Bagnoregio pulsa nel movimento
inesorabile del divenire e della metamorfosi. È la natura della sua terra martoriata: crolli e ricostruzioni, abbandoni e ripopolamenti, legami vitali che si strappano e nuove relazioni che si annodano.
Quando la resa sembra inevitabile, il borgo trova ogni volta un nuovo respiro. Una nuova capacità
di abitare. Civita si offre, dunque, come luogo del tempo circolare: un tempo in cui la morte prelude a una periodica rifondazione dell’esistente. È questa concezione ciclica che consente alla terra civitonica di significare la morte. A farne compagna di strada.
In fondo, la storia di Civita è sempre stata la capacità
di trasformare la morte in un luogo abitato. Ma la storia conosce lacerazioni improvvise. Oggi che, nel borgo, la mercificazione ha fagocitato ogni ambito del vivere, la morte si è spogliata della sua sacralità per ridursi a icona spettacolarizzata. In questa nuova tragica frontiera dell’irrimediabile, Civita ha espulso la vita e la sua capacità di rigenerazione. Quell’abitare, un tempo cucito saldamente alla terra, si sta sfaldando nell’assenza di azioni capaci di
gettare avanti, nel futuro, l’esistente.
Giovanni Attili è professore associato di Urbanistica presso la Sapienza Università di Roma, dove insegna Sviluppo sostenibile e Analisi dei sistemi urbani e territoriali. È da anni impegnato in ricerche legate all’analisi urbana e in sperimentazioni di processi progettuali capaci di favorire lo sviluppo del legame sociale con l’apprendimento e lo scambio del sapere. Tra le sue pubblicazioni: Rappresentare la città dei migranti (Jaca Book, Milano 2008), Il pianeta degli urbanisti (con Enzo Scandurra, DeriveApprodi, Roma 2013), Where Strangers Become Neighbours (con Leonie Sandercock, Springer, Dordrecht 2009), Multimedia Explorations in Urban Policy and Planning (con Leonie Sandercock, Springer, Dordrecht 2010).
Captcha Architecture
19/06/23 18:30
L'apparato normativo e burocratico ha stigmatizzato l'idea di ruralità toscana in un paesaggio-diorama, all'interno del quale convivono dogmi obsoleti e miti mai esistiti, utili a colorare il marchio della campagna toscana per attrarre il turismo internazionale. La geografia maremmana non è avulsa da questa mercificazione, pur risultando l'unica realtà toscana che ha subito un vero processo di modernizzazione attraverso la riforma agraria del dopoguerra dell'Ente Maremma, che ha diffuso sul territorio una fitta rete di architetture rade e razionali.
Il nuovo volume di Anonima Agricola sorge accanto a una di queste fattorie, sfidando la costruzione in stile e rivendicando la forza di materiali generici, poveri e quotidiani, tenta di evocare la natura modernista della Maremma. La pianta si articola attorno a un patio e, rinunciando a ogni stravaganza formale, si innesta come una replica della casa colonica preesistente, interpretandone la pelle con una facciata in lamiera di diversa densità che riflette e distorce il paesaggio circostante. Inserito nel paesaggio tecno-pastorale della Maremma toscana, combina molteplici programmi: un centro di design, una fondazione d'arte contemporanea, un'azienda agricola e una guest house. Anonima Agricola si relaziona con l'ambiente circostante attraverso molteplici registri, dal design architettonico all'arredo interno, dai residenti invitati alla produzione agricola attiva.
L'ambizione è quella di avviare un'indagine prolungata sulla doppia natura del paesaggio toscano - contemporaneamente luogo vissuto e immagine mercificata - e sui temi della sua produzione e circolazione. Cosa segna i limiti tra la campagna come immagine e la campagna come realtà?
CAPTCHA è uno studio di progettazione e ricerca in architettura fondato a Milano nel 2019. Lo studio ha curato la mostra “Machine(s) of Loving Grace” nel 2019 e coordinato il workshop “The Possibility of an Island” della AA School (Architectural Association) dal 2021. Tra i progetti realizzati dello studio ci sono l’allestimento della mostra “Gruppo 9999. Ricordi di tecno-ecologia” al Centro Pecci di Prato (2022) e l’azienda agricola, struttura ricettiva e fondazione culturale “Anonima Agricola” a Orbetello.
Matilde Cassani
05/07/23 18:30
Ogni anno i numerosi templi Sikh costruiti nei terreni
agricoli italiani della Pianura Padana ospitano un’enorme festa del raccolto, il Vaisakhi, che riuniscono migliaia di sikh.
Durante questo periodo,la diversità religiosa della popolazione rurale italiana diventa evidente; in soli 20 anni, il paese si è sviluppato da una chiara maggioranza cattolica a un modello complesso e unico di comunità religiose.
Il Vaisakhi mette in discussione come la realtà urbana e l’uso degli spazi urbani cambino molto più rapidamente di quanto non facciano le politiche, gli strumenti o le norme di pianificazione urbana.
Matilde Cassani moves on the border between architecture, installation and event design. Her practice deals with the spatial implications of cultural pluralism in the contemporary Western city. Her works have been showcased in many cultural institutions, art galleries and were published in several magazines such as Architectural Review, Domus, Abitare, Flash art, Arkitecktur, Arqa. She has been a resident fellow at “Akademie Schloss Solitude” in Stuttgart and at the “Headlands Center for the Arts” in San Francisco. Storefront for Art and Architecture in New York hosted her solo exhibition “Sacred Spaces in Profane Buildings” in September 2011. She designed the National Pavilion of The Kingdom of Bahrain at the XIII Venice Architecture Biennale in 2012 and she was part of the XIV Venice Architecture Biennale with the piece “A celebration day”, recently acquired by the Victoria and Albert Museum in London. She was recently involved in the Chicago Architecture triennale, Oslo Triennale and Manifesta12. She currently teaches at Politecnico di Milano, at Domus Academy and at the Architectural Association in London working with Unit 11.
Gilda Manfrin
12/07/23 18:30
Il tema della distanza viene interpretato attraverso un concerto per due musicisti che improvvisano da remoto.
Un performer sarà presente a Milano nella sede del concerto, e uno sarà da remoto, in un paesaggio naturale italiano con computer e cuffie.
Utilizzando una connessione in call - i due improviser cercheranno di suonare insieme, disturbati inevitabilmente dalla latenza (ritardo) nella trasmissione dei segnali audio da due posti diversi.
Nelle due location quello che sia i musicisti che il pubblico sentiranno e ascolteranno sarà libero ma diverso, alterato dal fatto di essere presenti nello stesso momento ma in due luoghi distanti, diversi.
Gilda Manfrin lavora all’intersezione tra moda, arte, musica e comunicazione. Ha studiato pianoforte classico da privatista e ha conseguito un master in Sound Art all’University of the Arts London - London College of Communication. Ha partecipato come improviser/performer e presentato propri lavori compositivi a Hepworth Wakefield, Leeds; Whitecube, London; SPRINT, Milano; Danae Festival, Milano; Milanoltre, Milano, Fondazione Sozzani, Milano.